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Prime Esperienze

Finalmente Troia


di Astri
20.12.2020    |    20.713    |    15 9.7
"Personalmente non avevo provato alcun fastidio né particolare piacere nel vedere la mia fidanzata palpeggiata da Oscar, mi era parsa una cosa spontanea, ..."
“ Che tette che ha la Dory!”
Oscar me lo disse sorridendo, lo sguardo, appena venato di malizia, era alla ricerca di un minimo di complicità che quel gesto e quell’affermazione richiedevano.
Le mani erano entrambe sui seni di Doriana, li stava palpando con quella cura e quell’attenzione che si fa quando si scopre una cosa nuova. Stringeva e allentava la presa sentendone la consistenza, in modo delicato e millimetrico, come un adolescente a cui si riveli che l’oggetto di uno dei suoi sogni onanistici è cosa reale e vorrebbe prolungare all’infinito quel momento.
Durò invece solo pochi secondi, interrotto dal vociare del resto della compagnia che stava uscendo dal bar gelateria in cui ci rifugiavamo tutti i venerdì sera, ed Oscar levò le mani dalle mammelle di Doriana.
Ci raggiunse per prima la fidanzata di Oscar, Marisol, che non si accorse del lieve turbamento disegnato sul suo viso, subito dopo Francesco insieme agli altri.
Era la compagnia storica di Doriana, l’aveva introdotta il suo ex fidanzato Sasa, dal quale si era lasciata da quasi un anno, a conclusione della sua prima lunga relazione. Era quindi la compagnia dove c’erano i suoi più cari amici e lei aveva voluto condividere con me questo sentimento e viceversa con loro, da quel momento erano diventati anche la mia compagnia.
Oscar era decisamente il punto di riferimento, il più carismatico, il classico tipo dalla battuta semplice e pronta ma anche della frase giusta al momento giusto. Io avevo stretto subito una grande amicizia e tutte le volte che ci trovavamo insieme ci divertivamo a bersagliare di battute e frecciatine il malcapitato di turno.
In macchina, riportandola verso casa dai suoi genitori, non ci fu alcuna menzione dell’accaduto, anzi fu un episodio subito dimenticato, come uno dei tanti che in una serata di risa e scherzi tra amici possono avvenire. Personalmente non avevo provato alcun fastidio né particolare piacere nel vedere la mia fidanzata palpeggiata da Oscar, mi era parsa una cosa spontanea, simpatica, quasi innocente, una cosa trascurabile.

La settimana seguente accadde di nuovo.
E ripensandoci a distanza di tanto tempo, non fu un caso che con una scusa Oscar aveva raggiunto fuori dal locale Doriana, chissà quante altre volte quella scena si era ripetuta ad insaputa mia e degli altri.
Mi avvicinai da solo; il resto della combriccola era ancora in fila alla cassa.
L’aria, profumando ormai di estate, aveva permesso abiti leggeri e Doriana, che all’epoca era ancora più in carne ed invitante, non poteva esimersi dal gonfiare la camicetta rosa, mettendo in evidenza la sua soda quinta misura.
Vidi la stessa scena della volta precedente. Le mani di Oscar erano sui seni di Doriana; li accarezzava partendo dal basso, le mani che aderivano completamente al petto, scivolando all’esterno salivano, per poi ridiscendere e concludere il loro viaggio in una stretta lieve.
Le stava sorridendo, quando si accorse di me disse constatando e volgendomi lo sguardo: “Che grosse le tette della Doriana, vero?”
Il labbro superiore leggermente inarcato, mostrava lo stesso mezzo sorriso della volta precedente, disperso in quel territorio che sta tra la richiesta di concessione, e quella di condividere con me un’ovvietà. Resa ancora più vera dal complice cameratismo maschile.
Gli sorrisi mostrandogli il mio assenso. E lui girò di nuovo lo sguardo verso di lei.
Anche Doriana sorrideva, un sorriso timido, innocente, di chi si presta ad un gioco in maniera pudica, confidente che l’amicizia possa prevedere anche questo tipo di attenzioni. C’era un po’ di imbarazzo nel suo sguardo, un rossore sulle guance denunciava un certo turbamento e con esso una minima quantità di inevitabile vergogna. In ultimo infatti scorsi sul suo viso un frammento di incertezza, il dubbio, la celata consapevolezza che forse non era del tutto lecito prestarsi a quel gioco.
Ancora le voci della compagnia posero fine a quell’approccio estatico.
Ed ancora la cosa tra me e lei passò quasi inosservata.
Solo qualche giorno dopo, nell’oasi di tranquillità che segue l’aver fatto l’amore, ripensando a quel momento le chiesi: “Oscar ti palpa le tette Amore, mi sembra ti piaccia, sbaglio?”, “Boh, non so. Perché me lo chiedi?”, “Come perché? E’ la seconda volta che te le fai toccare davanti a me!”, “Bah, onestamente non ci ho fatto neanche caso, ci conosciamo da una vita…”.
La risposta mi spiazzò, e non trovando altro da dire lasciai cadere l’argomento.

Il fine settimana successivo saremmo dovuti andare in montagna, io ero privo di quell’attrezzatura minima che anche una semplice escursione richiede, come scarponi, giacca a vento etc.
Oscar si era offerto di prestarmeli e così il venerdì pomeriggio andai a casa sua con Doriana per provarli.
Salutati i genitori andammo in mansarda dove c’era la sua camera.
Mentre armeggiavo con il materiale da provare Oscar, si accomodò sul divano e Doriana lo seguì, sedendosi sulle ginocchia, e sistemandosi di fronte a lui.
La maglietta di Doriana era particolarmente attillata, le grosse poppe tendevano il tessuto, nel mezzo di entrambe si notava un piccolo rigonfiamento, “impossibile da non vedere” pensai, mentre sentivo crescere in me l’eccitazione che già uscito di casa si insinuava nelle viscere “che sia eccitata anche lei?”
Poi mi sedetti di fianco a Doriana, e lei fece il cenno di togliersi da quella postura per non darmi le spalle, ma la tenni ferma nella sua posizione e ruppi il ghiaccio “Oscar, hai visto che tette grosse ha Doriana”, la reazione di Doriana fu immediata, alzando la voce mi disse: “Ma dai, Teoooo!” E con uno sguardo di rimprovero mi diede una pacca sulla gamba. Oscar subito rispose: “Davvero Dory, sono proprio belle”, io incalzai: “Non puoi immaginare come sono grossi e libidinosi i suoi capezzoli!” Ancora Doriana mi riprese con veemenza: “Smettila stupidooo!” Tenne volutamente la bocca aperta che il prolungarsi della “O” aveva richiesto, ma il suo volto severo ebbe una smorfia finale che interpretai come un sorriso. Per Oscar fu sufficiente: “Ah sì? Davvero?” Le mani questa volta furono meno delicate, strinsero i seni con maggior trasporto, mentre le dita perlustrando la zona corrispondente l’aureola cercavano i capezzoli. Lei diventò rossa in viso ed emettendo un profondo sospiro ci implorò: “Dai, vi prego… smettetela!”. Ma chi doveva smettere era Oscar, e lei lo sapeva bene, e le sue mani non facevano nulla per fermarlo. Inclinanò la testa di lato, in un gesto di vergogna e mise le braccia conserte, stringendo entrambe le braccia contro i seni, come per proteggersi, ottenendo l’effetto di gonfiare ancora di più le tette verso Oscar, che nel frattempo aveva trovato i capezzoli e cominciato a stuzzicarli con lievi pizzicotti. “Davvero Oscar dovresti vederli, e devi vedere come gode a lasciarseli strizzare e succhiare”, Doriana non fece in tempo a rispondere questa volta, lo fece Oscar che sollevando i lembi della maglietta disse: “E allora vediamoli, dai Dory, facceli vedere”. Le parole gli uscirono impastate, la sua bocca non aveva più saliva, il volto deformato in una smorfia che nata da un sorriso trascolorava in una maschera primordiale, animalesca. Aiutai Oscar a sollevare la maglietta, aprendo con forza le braccia di Doriana, che opponendo una flebile resistenza ci lanciò un’ultima supplica: “Basta, dai… vi prego…”. Ma la sua voce era appena un sussurro ed Oscar colse quest’ultima richiesta come un invito: prese le coppe del reggiseno con entrambe le mani e le sollevo di colpo. Le tette, esplosero nell’aria, e liberarono uno schiocco ovattato ricadendo sulla pancia; Oscar le guardò estasiato: erano bianchissime, le ampie aureole si erano raggrinzite intorno ai capezzoli, grossi, scuri e duri. Gliele palpò con foga, le strinse forte, facendole prorompere verso di lui, fece scivolare le mani fino a strizzare i capezzoli tra le dita. Doriana che fino a quel punto aveva ansimato sommessamente e, pudicamente, con il capo chino e lo sguardo in tralice che convulsamente girava di lato come a cercare una via di fuga, aveva evitato il contatto diretto degli occhi, emise un forte gemito, tradendo la sua ormai totale appartenenza a quella dimensione di peccaminosa voluttà.
Oscar mise la faccia tra i grossi seni, come un bambino nello zucchero filato. Tenendoglieli sempre fra le mani, iniziò a baciarglieli con trasporto, tirava fuori la lingua, li percorreva con grandi leccate e succhiava sonoramente i capezzoli, ingoiando tutta l’aureola.
Doriana mi strinse forte la mano, in cerca di conforto, aveva la bocca completamente aperta, e respirando con affanno mi guardava; uno sguardo da vittima, sacrificata sull’altare del piacere, della perversione del proprio uomo che aveva accettato e concesso di soddisfare il desiderio di un altro uomo, ma anche uno sguardo che implorava perdono, chiedeva di poterla perdonare perché lei in questo momento stava godendo e Oscar, lo desiderava da tempo.
Mi avvicinai al suo viso e la baciai, per rassicurarla, per farle sapere che la perdonavo, non solo per quello che stava facendo ora, ma anche perché mi aveva mentito, magari inconsapevolmente, ma mi aveva mentito, perché quelle carezze sul seno da parte di Oscar le aveva notate e le erano piaciute, da sempre.
Le presi l’altra mano e gliela misi sul cazzo di Oscar. Lei cercò di divincolarsi, ma senza troppa convinzione, e le tenetti con forza la mano sopra il pacco già gonfio e duro. Alla fine cedette e si lasciò guidare nel cercare la consistenza del cazzo di Oscar da sopra i Jeans e nell’accarezzarlo per tutta la lunghezza; quando iniziò a stringerglielo sempre più forte le lasciai la mano e lei continuò, mentre i gridolini sempre più ravvicinati e forti ci palesavano il suo prossimo orgasmo.
Oscar emerse da quel tripudio ansimante di carne; per un instante si guardarono dritti negli occhi e io ebbi la sensazione che si sarebbero presto baciati, forse se non fossi stato presente lo avrebbero fatto. Invece si sbottonò i pantaloni, li abbassò freneticamente facendoli scorrere sui fianchi e posizionò le mutande a mezza coscia, liberando completamente il cazzo.
Senza attendere, Doriana lo prese in mano ed inizio a masturbarlo con l’attenzione che lui le volte scorse aveva dedicato alle sue bocce. Oscar adagiò la schiena sul divano e sospirando chiuse gli occhi. Lei mi guardò, lo stesso sguardo precedente, era una richiesta di perdono, ma allo stesso tempo mi chiedeva il permesso, o addirittura di farle una richiesta, una richiesta per una cosa che non si poteva evitare, che doveva comunque concludersi così, la richiesta di prendergli in bocca l’uccello, di farlo godere e di godere davanti a me.
Rimasi impassibile. Non le volevo dare alibi, se aveva voglia di fare un pompino al suo amico non avrebbe dovuto farlo per me. Avrebbe dovuto essere una sua scelta, una scelta libera, dettata dalla voglia di avere in bocca un altro cazzo, un cazzo diverso dal mio, il cazzo di un altro uomo, e accettarne le conseguenze, da quel momento in poi nulla sarebbe stato più come prima, che il chiamarla puttana sarebbe uscito dal mondo delle nostre fantasie per diventare una realtà, sarebbe diventata finalmente una troia.
Mi guardò ancora a lungo, poi decise, si abbasso su Oscar e fece scivolare l’asta dentro la sua bocca.
Si tirò su, e torno giù, tenendogli le palle in mano, il tutto molto lentamente. Fu un pompino timido, intriso di vergogna, senza quella smania e quell’ardore che usava con me e che in altri tempi avrei visto su altri. Andava su e giù con una lentezza esasperata, a volte faceva uscire la cappella dalla bocca, per concludere la succhiata con un bacio e poi tornava piano ad ingoiarlo tutto in una maniera leggera, dolce.
Su Oscar stava facendo un buon effetto, perché i suoi sospiri si fecero sempre più frequenti, fino a che diventarono grugniti, infine, inarcando la schiena divennero rantoli. Spinse più volte con urgenza il cazzo nella bocca di Doriana, finche lei emise un verso di rigetto, lo sperma le era andato in gola, di traverso, emise un altro conato meno forte e si dovette fermare per un momento a deglutire, mentre Oscar soffocò delle urla. Dopo qualche secondo Doriana riprese il suo moto verticale, ancora più lentamente di prima, per assaporare con calma, minuziosamente l’orgasmo del suo amico. Una goccia di sperma le scivolo piano dall’angolo della bocca e rimase congelata a metà dell’asta di Oscar.


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